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Monastero di Bose: una riflessione

Scritto da Manuela Abbate. Postato in Notizie Acli

 

Proponiamo ai nostri lettori la riflessione che segue. su cosa ha rappresentato negli ultimi decenni il Monastero di Bose per molti cristiani non solo italiani a seguito delle recenti notizie di stampa sull’allontanamento di Enzo Bianchi. fondatore e priore sino al 2017 del Monastero stesso (monasterodibose.it ) di Gianni Di Santo 4 giugno 2020 ( da vinonuovo.it)

Con una felice intuizione lessicale, lo storico del cristianesimo Massimo Faggioli ha parlato

recentemente di “Generazione Bose”, riferendosi a come la Comunità di Bose, attraverso il

suo fondatore, il laico-monaco Enzo Bianchi, abbia influenzato teologicamente,

pastoralmente, ecclesialmente, perfino politicamente e socialmente, tutta una generazione

di cristiani impegnati in un lungo percorso storico che va dal pontificato di Wojtyla a quello

di Benedetto XVI. Sì, la parola giusta per definire un tempo e uno spazio in cui da Bose ha

soffiato forte il vento rinnovatore del Concilio Vaticano II, è proprio questa: Generazione

Bose.

Tantissimi, soprattutto nell’arco temporale della prima “fase” storica di Bose che va dal

momento della sua fondazione, nel 1965, ai primi anni degli anni duemila, sono stati

accompagnati da Bianchi e dalla Comunità a pensare la Chiesa, il mondo e la società in

modo nuovo e a vivere il vangelo sulla strada qualche volta acciaccata delle relazioni,

degli affetti. Con una voglia di sentirsi parte attiva di una Chiesa che guarda al mondo con

fiducia e dialoga con esso. Non si può dimenticare, in questa fase, la critica alla religione

civile, agli atei devoti e ai valori non negoziabili che Bianchi non ha mai messo di

sottolineare. Poi, in una seconda fase di espansione della Comunità, che giunge fino a

oggi al pontificato di papa Francesco, la formazione e la critica selettiva hanno lasciato

giustamente lo spazio anche a una esperienza più popolare e inclusiva.

Generazione Bose per il gusto di un cristianesimo sobrio, bello, creativo, libero,

coraggioso, paziente e mai rivoltoso, nella sua radicalità fortemente selettivo ma che non

ha rinunciato alla sua popolarità. Generazione Bose perché questo cristianesimo non si è

organizzato in movimenti, in gruppi particolari, ma ha fatto breccia semplicemente nella

vita di chi si è formato a Bose. Un cristianesimo partecipe della vita del Paese, attento a

una Chiesa semper reformanda, e per quello che ha potuto, in sintonia con quelle che

Giorgio la Pira chiamava le attese della povera gente. Sintonia con le fragilità e le povertà,

e sintonia, soprattutto negli ultimi anni, con la questione dei migranti in cerca di pane e

libertà.

Ma, inutile nascondercelo, Bose ha rappresentato anche una dolce, appassionata e non

controllata anomalia in un mondo, quello ecclesiale, che non è ben allenato a sopportare

per lungo tempo le anomalie. Un’anomalia, anche qui, che non si è sedimentata solo

all’interno della Comunità di Bose, ma ha preso le strade delle parrocchie, delle

congregazioni religiose, degli intellettuali, persino agnostici, persino atei. Come se da quel

sacro fuoco vivo di Bose che ardeva sempre di più, la cenere si sia posata, complice il

vento, su una gran fetta del cattolicesimo italiano.

Anomalia liturgica, con un Salterio di Bose che pian piano è stato adottato da molte

comunità religiose e laiche, anomalia teologica-intellettuale, con lo scoprire nell’umanità di

Gesù di Nazareth il segreto di un annuncio del vangelo profetico, anomalia

istituzionale-gerarchica, con quell’essere monaci ma laici al contempo stesso e

un’autonomia finanziaria che ha permesso libertà e coraggio. C’è anche un’anomalia

architettonica, perché persino le chiese costruite da Bose hanno una loro luce particolare,

un loro stile, uno spazio per l’altare e via dicendo, un’anomalia musicale, questa sì

davvero di altissimo livello, con la musica sacra a disposizione della litania dei salmi ma

anche del popolo di Dio, un’anomalia editoriale, con la edizioni di pregio Qiqajon,

un’anomalia “ospitale” che nel tempo si è rafforzata anche con un accento imprenditoriale.

E, infine, come dimostra l’ultima esperienza di vita insieme tra un gruppo di sorelle di Bose

e un altro gruppo di suore Benedettine al monastero di Civitella San Paolo, nei pressi di

Roma, un’anomalia comunionale. Un’esperienza comunque unica nel panorama religioso

italiano.

Generazione Bose ma anche, a causa dell’eccessiva esposizione mediatica di Enzo

Bianchi, anti-generazione Bose. Perché se è vero che tanti sono cresciuti sotto l’ombra dei

sermoni di Enzo Bianchi, altrettanto va detto che invidia e gelosie hanno fatto breccia

ovunque. Invidia e antipatie che sono cresciuti in maniera esponenziale soprattutto nel

2013, quando, in occasione dei 70 anni di Enzo Bianchi, l’editrice Einaudi, caposaldo della

cultura laica, gli ha dedicato un libro dal titolo La sapienza del cuore. Omaggio a Enzo

Bianchi, una raccolta di scritti di personaggi noti che non hanno lesinato a omaggiare

appunto il fondatore, salvo poi inabissarsi in un colpevole silenzio, almeno pubblico, in

questa fase di crisi della Comunità.

Per rimanere all’attualità, nell’ultimo comunicato pubblicato dalla Comunità di Bose, c’è

scritto che «a partire dai prossimi giorni, dunque, per il tempo indicato nelle disposizioni,

essi vivranno come fratelli e sorella della Comunità in luoghi distinti da Bose e dalle sue

Fraternità». Questo fa presagire che i quattro allontanati, siano ancora, di diritto e di

dovere, fratelli e sorelle della Comunità. Ciò significa che non sono stati cacciati, ma

semplicemente allontanati. E, suppongo, avranno diritto di voto, come gli altri, alla

prossima elezione del capitolo. Nello stesso tempo, sento un po’ di stridore tra la parola

“fraternità”, tanto usata sia in questo che in altri comunicati, e la sua effettiva difficoltà,

almeno in questo caso, a essere praticata.

Il tempo e il silenzio su tutta l’intera vicenda di questi giorni ma anche sulla storia della

Comunità di Bose sarà buon giudice. Oggi c’è una novità, e non di poco tempo. La storia

di vita di Bose è stata derubricata a faccenda ecclesiale.

Mi auguro che i passi in avanti che si andranno per forza a fare, abbiano almeno il coraggio di guardare anche un po’ indietro. La memoria e il futuro. Ne abbiamo tutti bisogno.

 

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CONTRASTO ALLA POVERTA'

Scritto da Manuela Abbate. Postato in Notizie Acli

Questo piccolo progetto cui abbiamo aderito è diventato operativo in queste settimane per contribuire a dare  supporto alle nuove povertà, non facilmente intercettabili, prodotte dal Covid19. Ci aggiungiamo così alla rete sociale  che dà risposte alla povertà  con l’obiettivo di sostenere alcune famiglie di “nuovi poveri” segnalati dai nostri Circoli —10 come minimo— garantendo  loro una spesa settimanale di alimenti base che verrà recapitata direttamente nelle loro case per 2/3 mesi.   Il tuo aiuto sarebbe davvero utile.  Unisciti a noi contribuendo a questa giusta causa.  Puoi collaborare facendo una donazione sul seguente conto corrente bancario delle Acli biellesi   IT11V0609022303000010200402  con la causale “una mano per la spesa”.  Della gestione del progetto verrà data completa documentazione.

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«È stata vinta una grande battaglia sull'emersione del lavoro in nero» da VITA

Scritto da Manuela Abbate. Postato in Notizie Acli

«Ho appena finito di mandare 400 tweet di ringraziamento a tutti i docenti che con me si sono mobilitati sottoscrivendo l'appello al Governo per ottenere questa misura che assicura dignità e salute a molti lavoratori stranieri presenti in Italia e sfrutttati», dice Leonardo Becchetti, economista all'Università di Tor Vergata a Roma. In effetti a fine aprile 400 professori avevano inviato un appello al Governo per chiedere che per motivazioni non soltanto umanitarie, ma anche sanitarie, di sicurezza, economiche e sociali occorreva dare l’opportunità della regolarizzazione degli irregolari. Era scritto nell'appello: “proponiamo dunque di estendere a tutti gli altri settori produttivi oltre quello agricolo la regolarizzazione dei migranti irregolari. La via suggerita è quella di una sanatoria tramite dichiarazione di un datore di lavoro che consente di ottenere un permesso di soggiorno e lavoro temporaneo che, finita la fase di emergenza, sarà sottoposto all’iter previsto per questi tipi di permesso”.

Professore non è andata proprio come avete chiesto, però. Leonardo Becchetti: Il governo ieri ha accolto alcune delle proposte contenute nell’appello. In particolare la possibilità di emersione dall’irregolarità, la sua estensione oltre il settore agricolo a colf e badanti e la presenza di una doppia via da esperire in una finestra di 45giorni (1 giugno-15 luglio) regolarizzazione da parte del datore di lavoro, emersione per iniziativa del lavoratore irregolare che dà diritto ad un permesso temporaneo di 6 mesi per trovare lavoro.
Non è quasi mai possibile che il risultato finale del percorso coincida con il nostro first best individuale. È però una parziale soddisfazione vedere che la fatica ha prodotto qualche frutto e che qualcosa di quello che si chiedeva è stato ottenuto.

È significativo che le protagoniste della battaglia dentro il Governo per finalizzare la misura siano state due ministre

Becchetti: Verissimo lo pensato anch'io stamattina e ho visto che Teresa Bellanova lo ha addirittura esplicitato quando ha ringraziato la compagna di questo percorso, Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno. C'è qualcosa della sensibilità femminile nella loro battaglia in sede governativa, della tenacia tipica delle donne capace di tenere il punto senza forzare rotture.

Cosa apprezza di più di questo articoloe 110 bis?

Becchetti: Il fatto che permetta l'emersione del lavoro nero riportando a una condizione di legalità una realtà di lavoratori impiegati come braccianti, colf e badanti in nero. Verranno regolarizzati tutti coloro che hanno un permesso di soggiorno scaduto, quindi centiania di migliaia di badanti che vivono nelle nostre famiglie. Inoltre vengono regolarizzati i lavoratori agricoli che hanno lavorato in agricoltura che possono chiedere, senza un datore di lavoro che li accompagni, un permesso di soggiorno temporaneo e quando esibiscono un rapporto di lavoro passato in agricoltura, possono ricevere un permesso di lavoro per 6 mesi. In queste settimane stiamo scoprendo che la frutta e verdura non crescono al supermercato, ce ne stiamo accorgendo dai prezzi. Ecco, Teresa Bellanova ha ragione quando dice che con questa misura lo Stato ha mostrato di essere più forte del caporalato. perchè così si dà uno stopo alla concorrenza al ribasso nel mercato del lavoro. L'Articolo 110 bis giustamente si dice che “la retribuzione convenuta, deve essere non inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro di riferimento stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”. Ora una parte delle forze politiche urleranno contro la sanatoria Becchetti: Ma che sanatoria qui si trattava di ridare dignità civile a migliaia di persone che vivono e lavorano tra noi e che avevamo lasciato alla gestione di mafie e criminalità. Le tifoserie contro devono riconoscere che è un passo avanti sanitario, economico, sociale ed ovviamente una conquista di civiltà e di umanità