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ACLI

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Chi siamo

Scritto da Super User. Postato in ACLI

“A partire dalla fine del 1943 operava nel Biellese l’O.N.A.R.M.O.(Opera Nazionale Assistenza Religiosa e Morale Operai), con il compito di far vivere e diffondere i principi sociali cristiani nelle fabbriche. Questa attività era ispirata dagli insegnamenti pontifici dettati attraverso le Encicliche, in particolare la “Rerum Novarum” di Leone XIII° (1891) e la “Quadragesimo anno” di Pio XI° (1931). Personalmente iniziai a penetrare e a conoscere questi principi fin dagli anni 1943/44, anche rifacendomi ad alcune conferenze parrocchiali tenute da Don Sergio Rosso.

Nel 1944 cercai di pubblicare sul giornale “il Biellese” una specie di dialogo di Travet con un amico, ove interpretavo il pensiero della Chiesa sulle questioni sociali. Questo scritto venne censurato nella parte finale dalla “Repubblica Sociale”, con la motivazione che non avevo tenuto conto delle realizzazioni del fascismo. Mi pare che questo mio episodio personale rappresenti le difficoltà e gli impedimenti di fronte ai quali ci trovavamo noi cattolici quando volevamo dire e fare qualche cosa alla luce degli insegnamenti della Chiesa. Dopo la liberazione ebbi l’occasione di partecipare a un corso di sociologia svolto dal Can. Alessandro Cantono, per cercare di istruire sul pensiero sociale della Chiesa, considerato il vuoto generalizzato su tale materia, determinato dal ventennio fascista.

Entrai nelle Acli in occasione del 1° Congresso Provinciale (19 ottobre 1947). …Era allora Presidente Provinciale delle Acli Biellesi il Rag. Mario Viglieno, chiamatovi dal vescovo Mons. Carlo Rossi fin dalla fondazione, avvenuta nel luglio del 1945. Partecipai allo sviluppo dell’Associazione nei Circoli, nelle Parrocchie e nelle fabbriche, compatibilmente con la limitazione di mezzi di trasporto personali, insieme con Viola, Pellissier, Andreoni, la sig.na Perotto, il rag. Soggetto e altri che forse dimentico”.

Questo breve testo di Giovanni Rapa – presidente delle Acli Biellesi dal 1948 al 1954 – propone i valori di ieri e di oggi delle ACLI: un luogo di formazione personale con la presenza di persone qualificate, di democrazia ed antifascismo, di impegno pubblico e di servizio sociale (www.acli.it)

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Fap-Acli (Federazione anziani e pensionati)

Scritto da Super User. Postato in ACLI

La Fap-Acli (Federazione anziani e pensionati) è un'associazione nata per dare continuità e riconoscibilità all'impegno delle Acli volto a promuovere e tutelare i diritti degli anziani e dei pensionati:

  • Come cittadini, componenti attivi della società.
  • Come protagonisti della vita sociale e politica che, anche da pensionati, continuano a partecipare attivamente alle iniziative delle organizzazioni dei lavoratori.
  • Come portatori di valori sociali, etici e spirituali.
  • Come destinatari legittimi di servizi, assistenza e sostegno quotidiani.

Come opera

Alla Fap possono aderire i pensionati e gli anziani che ne condividono la proposta associativa. Si diventa socio attraverso la richiesta della tessera associativa o attraverso le Acli e le altre Associazioni specifiche e professionali da esse promosse.
Il socio Fap ha la possibilità di:

  • Partecipare all'attività associativa;
  • Usufruire dei servizi, convenzioni e opportunità definite in ogni provincia.
  • A tutti i soci Fap viene inoltre distribuito gratuitamente il periodico quadrimestrale "Vitattiva".

Per informazioni sulle iniziative locali ci si può rivolgere ai responsabili della FAP Biellese:

Rosanna Carlevaris ( cell. 393 1650202 ) segretario responsabile dal 2013;

componenti del comitato territoriale Luca Scalone, Gilberto Rollino, Sergio Delpiano e Ursula Hirzel.


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Fap Acli

 

Ultime News dalla FAP Nazionale: il discorso di Papa Francesco contro la "cultura dello scarto" (4 marzo 2015)

http://www.fap-acli.it/ce-qualcosa-di-vile-in-questa-assuefazione-alla-cultura-dello-scarto/

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C'è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto

“Eppure una cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una “zavorra”. Non solo non producono, pensa questa cultura, ma sono un onere: insomma, qual è il risultato di pensare così? Vanno scartati. E’ brutto vedere gli anziani scartati, è una cosa brutta, è peccato! Non si osa dirlo apertamente, ma lo si fa! C’è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto. Ma noi siamo abituati a scartare gente. Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati.” 

Sono le parole riprese dal discorso di Papa Francesco all’udienza generale del Mercoledi , ieri 4 Marzo, il Papa ha ricordato che la catechesi di questa udienza e di quella della settimana prossima saranno dedicate agli anziani.

Il Papa ha ricordato : “Grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la società non si è “allargata” alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare”

Papa Francesco ha raccontato inoltre la storia che da bambino gli faceva sua nonna : è la storia di un nonno anziano che nel mangiare si sporcava perché non poteva portare bene il cucchiaio con la minestra alla bocca. E il figlio, ossia il papà della famiglia, aveva deciso di spostarlo dalla tavola comune e ha fatto un tavolino in cucina, dove non si vedeva, perché mangiasse da solo. E così non avrebbe fatto una brutta figura quando venivano gli amici a pranzo o a cena. Pochi giorni dopo, arrivò a casa e trovò il suo figlio più piccolo che giocava con il legno e il martello e i chiodi, faceva qualcosa lì, disse: “Ma cosa fai? – Faccio un tavolo, papà. – Un tavolo, perché? – Per averlo quando tu diventi anziano, così tu puoi mangiare lì”. I bambini hanno più coscienza di noi! “

Il Papa ha concluso il suo intervento richiamando  l’impegno della Chiesa e  di ognuno e di ciascuno:

La Chiesa non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia. Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità.

Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano non è un alieno. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così tratteranno a noi.”